Sicuramente poco considerati dai provvedimenti di questi mesi in situazione di emergenza sanitaria, catapultati in un modo di vivere completamente diverso, i bambini si sono trovati improvvisamente senza poter uscire e vivere le relazioni con coetanei (oltre che ovviamente altri adulti extra familiari), che rappresentano importanti riferimenti di socialità fuori di casa. E’ d’obbligo riflettere su come ascoltarli e porre attenzione a come ci comunicano il loro disagio. Sento genitori che mi raccontano che dopo pochi giorni di video-chat i bambini non hanno più “voglia” di video-chiamare i nonni. Nessun allarmismo, vogliono ancora tanto bene ai vari parenti, ma potrebbe essere il segnale di un carico emotivo troppo grande da poter gestire alla loro tenera età: vedere in video i nonni ma non poter toccarli, parlarci di persona, viverli nella fisicità, nel concreto potrebbe essere per i bambini qualcosa di troppo emotivamente forte e sentono di non avere ancora gli strumenti per affrontarlo; cerchiamo di capire che anche le parole a volte non sono presenti come per noi, la capacità di spiegarsi e dirsi dei bambini utilizza canali diversi dal verbale degli adulti.
Spesso i bambini esprimono il proprio disagio attraverso il comportamento: l’irritabilità, mancanza di concentrazione, comportamenti regressivi (bagnare il letto, voler dormire nel lettone), i disturbi del sonno o dell’alimentazione. Altri segnali da tenere in considerazione sono i sintomi psicosomatici (mal di testa, mal di pancia, affaticamento). In questo momento di grande incertezza i bambini possono sviluppare sentimenti di paura.
I bambini hanno bisogno di certezze, di prevedibilità e sono molto sensibili a ciò che accade intorno a loro, soprattutto per quel che riguarda gli stati emotivi delle persone più vicine. Quindi, nel concreto, possiamo cercare di mantenere il più possibile inalterati i loro soliti ritmi (es. orari, routine, ecc) pur con un maggiore margine di flessibilità, ma soprattutto usare del tempo per ascoltarli, stimolarli a parlare ed esprimersi nel modo che va meglio per quel bambino, dialogare con parole semplici adatte alla loro età, raccontare loro la verità ma in modo comprensibile, far capire che ogni loro emozione è legittima, raccontare, mostrare e dialogare sulle nostre emozioni.